mercoledì 12 dicembre 2012

Santo Natale 2012



Cari amici,
in occasione delle prossime festività Natalizie, insieme ai nostri migliori auguri, abbiamo pensato di raccogliere alcuni passi significativi dell'Opera, in cui Gesù fa specifico riferimento al Natale.



Si sta avvicinando il Santo Natale (1997)

Ho cercato di non lasciarmi prendere troppo dalle «luci» del mondo. Sento un bisogno struggente di Gesù e, grazie allo Spirito Santo, che sento vivissimo in me, riesco, «zoppicando», a recitare i tre Rosari completi.
Vengo svegliata ogni notte verso le 3,30 (stessa ora in cui feci un sogno in Africa che solo ora comprendo), e un po’ nel dormiveglia incomincio con i misteri della gioia.
Nel sogno la «Mamma» mi aveva mandato, da Meðugorje due corone del Santo Rosario: una bianca e una rossa, come a Padre Massimiliano Kolbe. Mi spiegarono poi il significato: purezza e martirio. Io le avevo accettate entrambe!

… ma non riesco a immaginare il piccolo Gesù!
Scorrono davanti ai miei occhi immagini del Calvario.Le tre croci nere si stagliano su un cielo nero.
Una voce dolce e triste ripete dentro di me:

«Tutto è compiuto!».

Sento dentro di me come un pianto straziante: è la sofferenza del mio Gesù!

O mio dolce Signore, ancora Tu soffri perché è stato inutile. Il mondo continua la sua folle corsa all’autodistruzione e Tu rinasci ogni anno in questa sofferenza!
Gesù tiene il mondo tra le mani: un piccolo mondo ormai e piange. Piange su questa umanità che neppure e tanto meno a Natale sente la sua tenerezza!
Per tre giorni ho vissuto con Lui queste sofferenze (non era mai successo prima), senza sapere come alleviare la sua pena.
Avrei voluto parlarne con un Sacerdote, ma in quei giorni il loro lavoro in confessionale, li occupava molto. Avevo bisogno di un abbraccio... Ho sentito una forte solitudine che mi ha unito a Gesù nel Getsemani e... vidi quella Pietra Santa, circondata da demoni aizzati contro Gesù! Solo il sudore di sangue impediva loro di azzannarlo!

Perché, Gesù, mi fai vedere queste cose?
Un mattino, mentre prego il Santo Rosario, recitando l’Ave Maria, al «prega per noi peccatori» è come se il mio essere si fermasse. Non riesco più a pregare, ma solo a contemplare:

Maria prende il Bambino dalla mangiatoia, lo avvolge e lo mette fra le mie braccia.
C’è una luce paradisiaca nella grotta e san Giuseppe sorride.
Quale gioia e quale timore: il Figlio di Dio nelle braccia indegne della sua formichina!
Mi accosto al visino per baciarlo, quando mi accorgo, che sulla sua fronte c’è come un livido nero-bluastro, dal quale traspare come un foro. Scoprendo il corpicino nudo, la stessa cosa vedo sul torace, sulle manine e sui piedini.
Non so descrivere ciò che ho provato, ma... piangendo nel mio cuore, più che dagli occhi, lo coprii di baci... il mio Gesù piccolo... il mio Dio!
Poi ho chiesto al neonato Dio mio:

«Vuoi entrare nel mio cuore, anche se in questi giorni non c’è che sangue? il sangue però è caldo!»
E lo faccio entrare nel mio cuore e prometto:
 «Piccolo mio, aggiungerò un cuscino d’amore e una coperta di tenerezze per riscaldarti».

Lo stringo dentro di me, mentre Maria mi saluta

«Sì, Maria!»

Come Ti fidi di me, Maria! Affidi a questo povero cuore, Dio!
Gesù si addormenta e i lividi mi sembrano un po’ meno visibili,  allora penso: è solo avvicinandoci a Lui, tenendolo vicino, che possiamo capire il Mistero della sua Incarnazione: già a Natale!... e mi sveglio, per così dire, torno alla realtà e riprendo il mio Rosario!
Questa immagine e questa sensazione mi hanno accompagnata fino a Capodanno.


Ora Gesù Bambino, mi si presenta ancora nudo nella mangiatoia.  Il suo corpicino è viola per il freddo.
Maria e Giuseppe siedono accanto a lui, a destra, nella grotta. Io li guardo stupita e loro mi invitano con un sorriso, a prendere in braccio il piccolo Gesù.
Con timore e riverenza mi chino sulla paglia e sento il freddo del Piccolo. Lo stringo a me e se non vedo più i segni dei chiodi futuri, ma …sento tutto il freddo del mondo. Lo bacio e riapro il mio cuore per accoglierlo e ….
      Come posso descrivere sufficientemente questi attimi... Non è possibile!
Amen. Alleluia!
Sia gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra!
E Gesù Bambino si riaddormenta, riscaldato nel mio povero (più della grotta di Betlemme) cuore!

Ti bacio ancora, mio piccolo Bambino!




31 dicembre 1998, Giovedì

Durante un pellegrinaggio in Terra Santa
      Betlemme.

Nella Basilica della Natività, vivo uno sgomento: questo luogo buio, piuttosto malandato e purtroppo non troppo pulito, non può essere più adatto a testimoniare, dopo duemila anni, la povertà in cui è nato il nostro Re e Salvatore Gesù Cristo.
Mentre facevo la fila per poter entrare nella piccola grotta della natività, Gesù mi sussurra:

«Qui potete chiedere a Maria
di mettere Me piccino, fra le braccia vostre,
di donarmi a voi».

Oh, io ho provato a tenere Gesù nel mio cuore e lo desideravo tanto proprio lì dove Lui è nato! Lo comunicai a Don. G. e ad alcuni amici che accolsero felici l’invito. Tuttavia io non vissi questa beatitudine. Ricevetti invece questa immagine:
Vedo il trono di Erode, tutto oro zecchino. Erode stesso vestito di oro. Ma non c’è luce. Quest’oro è, ai miei occhi interiori, come opaco, impolverato, ossidato! Non c’è luce e io non comprendo.
Poi, vedo che, come a prolungamento di questa immagine, se ne sta formando una seconda, sfolgorante di luce: si forma come una grande coda di cometa: al posto della stella una culla di luce e nella culla il Bambino Gesù, più sfolgorante della luce!
Le due immagini sono ora una di fronte all’altra e si confondono e allo stesso tempo si contrappongono nel modo più assoluto.
Il Bambino Gesù, che viene a contrapporsi alla potenza opaca e vana dei potenti. La Luce, Lui, l’Aurora che squarcia le tenebre di questo mondo con la sua Luce di Verità e di Amore!
Ora, nel mio cuore comprendo, che è troppo potente questa Luce per chi non la ama. O abbracciamo questa Luce e ci immergiamo in Essa lasciandoci assorbire, o non la possiamo reggere, come Erode. Poiché questa Luce è troppo forte e folgora i nostri occhi, sporchi della superbia del mondo!

Vieni, Signore Gesù,
vieni, Pargoletto innocente,
a squarciare le tenebre dei nostri giorni!
Vieni, Amore mio, Amore di tutta l’umanità.
Amen!

20 dicembre 1999, Lunedì sera

Durante la Santa Messa serale, ricevo una nuova e tanto sublime immagine.
Vedo il Piccolo Gesù, bellissimo, straordinariamente piccolo, come appena nato.
Penso con sgomento, al freddo che soffrì quel corpicino. Ma subito vedo intorno a Lui una luce bianca e azzurra, lieve, soffusa. In questa luce, la Vergine tiene il Neonato nelle sue braccia materne.
Il Piccolo è tutto avvolto da questa Luce, come fosse un velo impalpabile...
Sono come paralizzata di fronte a questa scena che è assolutamente di Paradiso!
Poi il mio sguardo spazia intorno e vedo una moltitudine incalcolabile di persone venire verso questa Icona Celestiale, portando doni... Ci sono persone di ogni tempo… ci sono uomini, donne, bimbi di tutte le nazionalità e che indossano i costumi più disparati.
Non ho parole sufficienti per descrivere la bellezza di questa scena, ma poveramente percepisco: è l’esodo!
È l’esodo di tutta quanta l’umanità verso quel Celeste Bambino, il Re dell’universo!
Vivo un grande contrasto nel mio cuore... non è così il nostro Natale, non è mai stato così. Questo è un Natale che noi non conosciamo.
È il nostro Natale futuro!
È una nuova profezia del vero e Santo Natale!
In quel preciso momento, vengo richiamata alla realtà intorno a me, dalla voce dei fedeli che proclamano:

Tutti i popoli della terra verranno
e davanti a Lui si prostreranno!

Oh, il mio cuore non può più contenere ciò che sto vivendo!
Gesù, Gesù mio, solo dopo il tuo ritorno, dopo la nostra trasfigurazione, dopo la purificazione che Tu opererai in noi, soltanto allora, noi veramente potremo vivere il tuo Natale Eterno, nella sua Verità assoluta, come Maria e Giuseppe, come i Pastori e come i Magi lo vissero.
Allora il tuo Natale sarà veramente “universale“!
Sarà Natale nel cuore di tutti gli uomini della terra!
Così sarà!
Alleluia! Alleluia!


21 dicembre 1999, Martedì

Questa mattina, ancora durante la Santa Messa, appena ricevuto Gesù Eucaristia, ritorna al mio cuore la stessa immagine e sento una Voce dolcissima, ferma, inconfondibile che annuncia:

“Presto, a tutti i popoli della terra,
verrà svelato il Mistero della mia Incarnazione.
Io, verrò a svelarlo. Io, Io stesso, nella mia Gloria”.

Oh, il mio spirito è annichilito, poiché, io già sto vivendo, per purissima grazia, questo anticipo di Paradiso, questa vera realtà del Santo Natale, come sarà quando avremo finalmente: “cieli nuovi e terra nuova”.
O mio Signore, io non sono degna... tuttavia grazie!
Grazie, Bambinello, mio adorato!
Grazie, Mamma! Presto, il tuo Cuore trionferà!
Osanna, Osanna!
Amen! 
23 dicembre 1999, Giovedì

Per questo Santo Natale, dopo aver tanto cercato, sono riuscita a trovare una statuina rappresentante il Bambino Gesù, proprio come la desideravo.
È bellissimo il mio Bambinello! Gli occhi azzurri sono rivolti al Cielo, le manine aperte e le braccia spalancate, sembrano voler accogliere me e il mondo intero.
Una grande tenerezza invade il mio cuore nel contemplarlo! E nulla mi sembra tanto bello per accogliere degnamente il Piccolo.
Appena è entrato in casa mia, me lo sono stretto al cuore. Poi l’ho deposto su un cuscino di pizzo, ripromettendomi di provvedere più tardi a qualche soluzione migliore. Ma...
Più tardi, invece, Gesù Bambino ha parlato al mio cuore:

“Oh, no, Io desidero essere messo ancora sulla paglia!
Voglio essere ancora il Povero tra i poveri!
Sulla paglia, mettimi ancora sulla paglia!
Come a Betlemme!”

O mio Piccolo Signore, sono stupita e commossa!
Sì, come Tu vuoi! Provvederò!
Osanna! Osanna!
Amen!




24 dicembre 2000, Domenica
Vigilia del Santo Natale

Mai come in questo Anno Giubilare, il Santo Natale mi è parso tanto lontano. Le luci per le strade stridono ancora di più degli altri anni nel mio cuore che è più arido del solito.
       Mi rendo conto di quanto sia difficile recepire la vera Luce in un mondo così estraneo alla verità del Santo Natale. È qualcosa che mi fa soffrire intimamente come ogni anno, perché tuttavia non riesco ad estraniarmi da ciò che mi circonda.
Durante la Santa Messa di Mezzanotte, ai miei occhi interiori, appare un’immagine che acuisce i miei sentimenti e la mia sofferenza:
Vedo un paesaggio di montagna totalmente ammantato di neve molto alta. Il cielo è grigio e cupo. Con indicibile stupore vedo adagiato sul pendio, in mezzo a questa coltre immensa di neve, un neonato quasi nudo: il mio piccolo Bambino Gesù.
Il mio cuore ha uno spasmo di incredibile dolore e con lo sguardo cerco Maria, Giuseppe, una mangiatoia…
Ma no, non c’è nulla di tutto questo!
C’è solamente neve… tanta neve!…
Avverto il freddo pungente e, superato lo stupore e l’incapacità di comprendere, vorrei correre a prendere fra le braccia il mio Bambino.
Ma all’improvviso sento un rumore ovattato e incomprensibile. Poi vedo scendere dal crinale della montagna, e venire verso di noi, una carovana di lunghe slitte trainate da renne o da bellissimi cani da slitta. Su di esse vedo sedute delle persone riccamente vestite, tra pacchi regalo grandi e piccoli, avvolti in carte variamente colorate.
Le slitte scivolano veloci sulla neve, passando da un lato e dall’altro del piccolo Bambino indifeso… Io sono ancora molto lontana e mi sento impietrita per la paura di ciò che può succedere.
Nessuno pare aver visto il Bambino Gesù che rischia di essere travolto inesorabilmente dall’indifferenza di chi è troppo preso dalle mondanità. Molta neve viene sollevata al passaggio delle slitte che, in breve, si accumula sul piccolo corpicino facendo scomparire alla mia vista il Celeste Bambino.
Oh, il mio cuore geme… Intanto le slitte scivolano via portando lontano i loro ignari passeggeri.

Comprendo che lo Spirito Santo permette che io questa notte viva ancora con il Bambino Gesù il freddo spirituale che Lo circonda.
Piccolo mio, Bambino mio!
Corro alla cieca in quel deserto di neve. Gesù riappare agli occhi del mio cuore, là in mezzo all’immensità di quel paesaggio che rappresenta tanto bene una realtà ancora troppo grande: l’indifferenza degli uomini che scivolano accanto al Bambino Gesù senza neppure vederlo.
Ricchi del mondo, ma ignari di Dio!
Il mio cuore è triste! C’è ancora tanto freddo intorno al Natale. Raggiungo il mio Bambino Gesù, il mio tesoro, lo sollevo e lo stringo al mio cuore. Così finisce in me l’immagine.

Torno a casa e corro veloce dal mio Bambinello. Oh, questa Notte non potrò lasciarlo solo! Lo porto con me e lo pongo a dormire accanto a me nel tepore del mio amore… povero più che la Grotta di Betlemme!
Bambino mio, io ti amo!


25 dicembre 2000
Natale del Signore

Sono scivolata in un dolce sonno accanto al mio Bambinello. Appena sveglia, l’immagine della Notte precedente, torna al mio cuore. Ora è calato il buio su quel paesaggio di neve e ho una visione ancora più drammatica di questa nostra realtà: il freddo e il buio che avvolgono il Natale di questo Anno Santo!
O mio Signore!
Poi piano piano, mentre prego la Coroncina dell’Amore, una grande luce appare fra le tenebre.
È una luce che abbaglia, perciò non vedo nulla; ma a tentoni, incurante del pericolo e del freddo, avanzo verso quella straordinaria luce. Più mi avvicino meno riesco a vedere, tanto è potente quella luce.  Tuttavia è una luce che non acceca.
Entro nella luce, ma non vedo altro ancora che questa luce che mi circonda e mi assorbe.
Cado in ginocchio nella luce, mentre qualcosa davanti ai miei occhi prende forma: è un presepe vivente fatto di personaggi anch’essi di pura luce.
Ora vedo chiaramente il Bambino adagiato sulla paglia, calda e dorata. Vedo la Vergine Maria e San Giuseppe, mentre man mano prendono forma tutti i contorni di questa scena celestiale. Mi rendo conto che la luce proviene da una specie di capanna fatta di semplici frasche, aperta sulle tenebre fitte che la circondano. Poi si va formando un’immensa Croce Gloriosa che non ha confini e le sue braccia non finiscono da nessuna parte ma si stendono all’infinito.
Il presepe si presenta ora nella Croce Gloriosa al punto esatto dove nel dipinto della copertina di questi libri, è rappresentata l’umanità redenta da Cristo. Poi al centro della Croce prende forma un’Ostia viva che pulsa di vita, sulla quale in caratteri d’oro appaiono le iniziali della scritta: Jesus Hominum Salvator!
Il mio cuore avverte ora tutta la forza di questa immagine che è una profezia: la gloria del Santo Natale, la Gloria dell’Eucaristia, la Gloria della Croce, che avranno compimento nel ritorno glorioso di Cristo, nel trionfo della Redenzione.
E qui, in questa immagine, è narrata tutta la storia della nostra salvezza: l’Incarnazione del Verbo ha aperto questa storia che è rimasta viva nella realtà dell’Eucaristia, ma che avrà la sua pienezza nel ritorno glorioso di Cristo Gesù.

O mio piccolo Gesù Bambino,
Ostia viva,
manifestati al mondo intero
nella potenza della tua Divinità.
Vieni, Gesù, in mezzo a noi,
per sempre!

Solamente dopo il tuo Ritorno, con la vittoria della tua Croce Gloriosa sulle potenze del male, avremo anche la vittoria del Santo Natale sul mondo consumistico, ossia il trionfo della vera Luce sulle luci effimere e inconsistenti che oggi ci circondano. Allora e unicamente allora, saremo tutti pastori, tutti Re Magi in adorazione ai tuoi piedi, piccolo Bambino mio!

E sarà la terra  nuova! Sarà la nuova primavera…..   e non ci  può essere primavera senza gioiosa attesa, dopo il lungo e intenso freddo dell’inverno.
                                                                                                                        A.d.C.G.

sabato 19 marzo 2011

"Grani di Senapa" - il 2^ viaggio in Libano

Il MIO RITORNO IN LIBANO


Dal giorno del nostro rientro in Italia, ogni giorno ci scambiamo con gli amici libanesi delle mail, nelle quali ricordiamo, con nostalgia, i bellissimi momenti trascorsi insieme.

Stavo appunto rispondendo ad una mail della dolce e romantica Rita, nella quale mi chiedeva: “quando ritornerai?” …quando “il mio simpatico Maggiordomo notificatore” mi annuncia:

“C’è posta per lei, signora!”

Vado alla casella di posta in arrivo e … piena di stupore leggo, l’invito di Francoise e Jesus Ibanez, ad essere presente in Libano il 13 settembre, per l’ inaugurazione e benedizione ufficiale, della Croce di tutti i Popoli: la Croce più alta del mondo!

Interrompo la mia mail di risposta a Rita, annunciandole però, una sorpresa…. che avrei svelato più tardi.

Sorpresa delle sorprese!

Non erano passati che pochi giorni dal nostro rientro in Italia, e… mi trovai per un attimo in sospeso. Ripasso mentalmente il mio programma per i giorni a venire… e si, posso ripartire.

Come posso dire di no ad un Privilegio tanto grande, che lo Spirito Santo mi ha riservato?

Ma, bisogna fare presto per i voli. Per la seconda volta, mollo tutto e corro in agenzia.

Questa volta partirà con me solo Olivier, Fabrice ha altri impegni che non può lasciare.

Ritrovarci, dopo appena tre settimane dal nostro primo viaggio, è veramente un Dono inaspettato di Dio!

9 settembre 2010

Partiamo ancora da Milano, ma questa volta il viaggio sarà più lungo: è previsto uno scalo a Istambul.

Arriviamo in prima serata a Beirut, stanchi, ma pieni di gioia.

Ritroviamo all’aeroporto solo Marie Joie e Rita. Eduard e Richard, stanno lavorando e ci raggiungeranno solo più tardi; Francoise e Jesus Ibanez, stanno seguendo gli ultimissimi lavori sul monte Sannine, affinché tutto sia pronto per la festa della Benedizione della Croce.

10 settembre 2010

Marie Joie, nuovamente ci ospita nella sua casa e rimette a totale nostra disposizione, i suoi ultimi giorni di vacanza dal lavoro.

Benché, questo secondo viaggio, sia quasi esclusivamente in preparazione della Benedizione della Croce di tutti i Popoli, sia Olivier che io, manifestiamo il desiderio di tornare al convento di Annaya, per visitare ancora la tomba di San Charbel, pregare, e chiedere la sua intercessione, per tante persone che dalla Francia, dall’ Italia e anche dalla Spagna e dall’ Australia, hanno espresso questo desiderio… e anche per poter ricevere ancora qualche confezione di olio benedetto, con l’ incenso e un pezzetto di tessuto, provenienti dalla tomba benedetta del Santo, da portare a tante persone bisognose o ammalate.

L’emozione nel tornare nel Convento, mi invita a ringraziare ancora il Signore, per questa Grazia eccezionale.

Più tardi, ci dirigiamo verso il monte Sannine, dove la grande Croce, ormai svetta in tutta la sua imponenza, slanciata verso un cielo azzurro.

C’è un via vai di operai, tecnici delle luci e ingegneri, della stessa società che studiò il progetto di illuminazione della Torre Eifell in Francia, realizzata con leds speciali, oltre ad un sistema Laser che permetterà alla Croce, di essere visibile a chilometri di distanza. Un equipe di uomini, che sale e scende dal “paniere”, il quale va e viene come un ascensore provvisorio, dalla base alle braccia della Croce, fino al punto più alto.

Ho portato con me, un omaggio alla Grande Croce, per sigillare questo progetto del Cielo, in unità con tutto ciò che il Signore rivelò al mio cuore, riguardo alla Promessa della sua Croce Gloriosa. Sono due ceramiche, rappresentanti, una la Croce Gloriosa, che si apre, come un varco sulle tenebre del mondo; e la seconda che rappresenta il Trionfo di Maria, così come furono dipinte su ispirazione dello Spirito Santo.

Subito vengono accolte da Francoise e Jesus Ibanez e più tardi, dal Padre Farid, che dà disposizioni per la loro collocazione. Così, sul muro ad anfiteatro, che fa da sfondo alla Croce, proprio al centro della Croce, sono state collocate le due ceramiche: un legame personale e perenne di questo progetto, che mi unisce ormai a questa terra tanto amata da Gesù e Maria, ma fino a poco fa, a me sconosciuta.

Torneremo domani, per seguire gli ultimi sviluppi dei lavori.

Intanto, la piccola Cappella di San Giuseppe, rimessa totalmente a nuovo, ospita la prima cerimonia per il Battesimo di un bimbo… in tutti i sensi è una nuova nascita!

11 settembre 2011

Oggi, in Beirut, prima di salire al monte Sannite, abbiamo visitato i luoghi di un altro Beato: Abouna Yaacoub El-Addad, e apprendiamo con sorpresa, quanto questo Uomo di Dio, sia stato profeticamente, già in vita, unito a questo grande evento: La Croce di tutti i Popoli!

Fin dall'inizio, la realizzazione della Croce è stata accompagnata da Segni, che mostrano che stiamo assistendo, ad un vero e proprio Progetto del Cielo.
Cominciò materialmente la realizzazione della costruzione della Croce, nel 2008, anno della Beatificazione del Venerabile ABOUNA YAACOUB El-HADDAD, il cui l'ideale era:
“Alzare una Croce gigantesca su una collina del Libano”, che sarebbe diventato un luogo di assembramento, nello spirito di uno dei suoi motti, dove diceva:
"Siamo simili alla sorgente che non chiede all'assetato, dimmi di quale paese sei, prima che io ti dia da bere."
Dunque, l'intuizione del Santo Jacques, al secolo, ABOUNA YAACOUB El-HADDAD, circa la Croce in Libano, si iscrive nello spirito del sito dell’ Associazione: “Terre de Dieu” il cui contenuto, pubblicato parecchi anni fa, si rivela interamente profetico:
“Una Sola Sorgente: Dio! Per dissetare, senza distinzione, tutti i Suoi figli!”
Dunque, cominciò la realizzazione della Croce, con un nuovo futuro santo del Libano del 21° secolo, nel 2008, anno della beatificazione di ABOUNA YAACOUB El-HADDAD.
I 73,80 metri di altezza, sono stati raggiunti il 27 giugno 2010, il giorno stesso della beatificazione, di un altro nuovo beato del Libano, frère Estéphane: questo uomo di preghiera dell'Ordine Libanese Maronita, “discepolo della sua terra ", questa terra che era per lui “scuola di santità e sorgente di spiritualità". Tutta la sua vita si può definire un grande atto di amore, un dono totale di tutto il suo essere a Dio ed un pellegrinaggio ininterrotto verso il cielo, nella consapevolezza della presenza costante del Signore in ogni istante della sua vita, che riassumeva ripetendo spesso: “Dio mi vede!”
Sarà terminata, questo anno 2010, la realizzazione della Croce di tutti i Popoli, accolta dalla Chiesa Maronita, in vista del Giubileo del 1600° Anniversario di San Marone, il loro fondatore.
Le braccia della Croce, sono state terminate l’11 luglio festa di San Benedetto, e del Santo Padre Benedetto XVI°.
San Benedetto, la cui Croce, misura 7.38 cm, è stata riconosciuta da due Papi, come la Croce dell’esorcismo familiare. La Croce di tutti i Popoli, di 73,80 metri, è dunque quella dell'esorcismo mondiale, quella della grande Famiglia Umana come voluta da Dio ...
Il 16 luglio 2010, è stato posato, l'ultimo bullone nella Struttura della grande Croce, per la festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
E’ stato portato l'invito per la Benedizione della Croce, al Santo Padre Benedetto XVI°, Domenica 25 luglio 2010, ed il messaggio rilasciato per l'Angelus a Castel Gandolfo, , è quello della Croce di tutti i Popoli.
Il Santo Padre ci ha ricordato: Il vangelo di questa domenica ci presenta Gesù raccolto in preghiera, un poco lontano dai suoi discepoli. Quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli chiese: "Signore, insegnaci a pregare", Lc 11, 1. Gesù non fece nessuna obiezione, non parlò di formule strane, ma con una grande semplicità, dichiarò: "Quando pregate, dite: "Padre Nostro"... ! ".
Conviene anche dire che il 25 marzo 2010, giorno dell'Annunciazione, è diventata Giornata di Unità Islamo-Cristiana, in questo paese, dove a causa delle ferite inter-comunitarie e inter-confessionali, che hanno fatto tanto male e sono sempre presenti, ciò era razionalmente impensabile!
La Croce di tutti i Popoli è un Evento senza precedenti, unico al mondo, dalla notte dei tempi, tanto per le sue dimensioni che per la sua portata spirituale, perché, per la prima volta nella storia dell'umanità è stato eretto il Segno dei segni, alla Gloria di Dio Padre, dunque quello della riunione di tutti gli uomini, al di là delle culture e delle religioni:
“Un solo Dio, Un solo Padre, Un solo Popolo, il Popolo di Dio! “
Riconoscendo il Padre Nostro, Dio Amore, ci si riconosce nella nostra vera identità di Figli e Figlie di Dio e nella nostra vera Fraternità, al di là e nel cuore stesso, dell'immensa diversità della Famiglia Umana, come generata e voluta da Dio.

12 settembre 2010

Saliamo al monte Sannine a pomeriggio inoltrato, poiché, non possiamo attendere domani, per vedere la Croce illuminata.

Quando si fa notte, tutti i lavoratori, finalmente si fermano.

Si fa uno spuntino insieme, con il tipico pane arabo, ripieno di cose buone ed un brindisi, ma con gli occhi rivolti alla Croce, per gustare in anteprima l’emozione; mentre gli addetti, fanno una ultima ulteriore verifica.

Quando le luci si accendono, è un allegro battimani e l’emozione è indescrivibile!

Poi, con le auto, ci allontaniamo, per vedere dal basso, dai vari villaggi, le luci multicolori, che accendono la grande Croce, ora di blu, ora di verde, ora di viola, ecc. tutti i colori dell’ arcobaleno. E poi…, una esplosione di luci oro e argento …

Questa sera non scenderemo dal monte Sannite, ma, tutti dormiremo in un albergo che da tempo sorge, proprio di fronte alla Croce, illuminata ancora…

Il Cielo, pensa veramente a tutto! I pellegrini che saliranno alla Croce, troveranno anche riparo spirituale e corporale!

Nelle nostre camere, le luci multicolori della Croce più alta del Mondo, ci raggiungono e accompagnano in una notte fresca e serena, in un sonno beato, del nostro spirito riconoscente a Dio!

13 settembre 2010

…l’ emozione più grande ci attende la sera del 13 settembre.

Saliamo al monte Sannine, verso le 17 del pomeriggio. E’ una bella giornata, il cielo sereno e il sole è ancora all’orizzonte. Le strade che salgono alla Croce, sono già un brulicare di persone che a gruppetti camminano spedite e gruppi di ragazzi, con i loro animatori e Sacerdoti, che si organizzano con stendardi e la Croce, per la salita in processione .. Lungo i lati delle strade sono preparati dei lumini dentro piccoli sacchetti di carta colorata, che più tardi saranno accesi. E, allo stesso tempo molte persone, già tengono dei ceri fra le mani.

Intorno e dentro la base della Croce, è giunta molta folla: ci sono Cristiani, Ortodossi, Mussulmani e appartenenti ad altre religioni.

Il coro polifonico nazionale, già sta provando i canti e la musica si diffonde nell’aria fresca della montagna.

L’altare, grande, di lato alla Croce, sotto un grande braccio della Croce, è stato preparato con tutte le cure, la tovaglia candida e i fiori più belli.

I molti Sacerdoti si stanno preparando per la celebrazione della Santa Messa.

Il “paniere” che tramite la gru è servito agli operai, per i tanti lavori di costruzione, montaggio, illuminazione, ecc. nelle parti più alte della Croce, ora ospita i vari giornalisti che sono giunti da varie parti del Libano e, anche dall’ Italia con RAI 1, per la trasmissione: “A Sua Immagine”:

C’è veramente nell’aria un senso di attesa… di un avvenimento grande, unico, mondiale, che rimarrà per sempre, ad annunciare che Gesù è Vivo in mezzo a noi, con la Sua Immensa ed Eterna Maestà, che questa Croce, la Croce più alta del mondo: la “Croce di tutti i Popoli” simboleggia in modo sublime.

Il mio sguardo si perde intorno, sulla moltitudine che sale sempre più numerosa, man mano che il sole inizia a tramontare e la Croce inizia a pulsare di luci multicolori…

Poi si accendono i ceri fra le mani dei partecipanti e ai bordi delle strade.

Il mio cuore rivive ora, concretamente, una immagine interiore ricevuta alcuni anni addietro, proprio al passaggio tra il 2° e il 3° millenio e una grande emozione mi coglie…

Venerdì, 31 dicembre 1999, scrivo nel 3° vol. “Dalle tenebre alla Luce”

Durante la Santa Messa del mattino, vedo interiormente Gesù Risorto, solenne! La sua veste bianchissima, illumina a giorno un luogo assai buio. È come se Gesù stesse sulla soglia di una porta invisibile.

Gesù, con sorriso amorevole, attende...

Ed ecco sopraggiungere delle persone. Gesù dona a ognuna di esse una lampada a olio e le invita a entrare per la porta. Si forma così una lunga fila di persone che avanza con le lampade accese.

Ormai vedo una interminabile fila di fiammelle tremolanti, dirette verso un luogo non ben definito. Tuttavia avverto che è un passaggio obbligato, forse un sentiero che passa su di un dirupo, oltre il quale si potrebbe precipitare nel buio.

Poi, vedo che le fiammelle, danzando, prendono tutte una stessa forma che è in realtà una scritta: “Jesus”.

E così si forma una interminabile fila di scritte di fuoco:

“Jesus… Jesus… Jesus…”.

Poiché nel buio non vedo altro che queste fiammelle, ciò che mi appare interiormente è suggestivo e straordinario: Gesù, nella sua Maestà Infinita, è come acclamato da questo coro silenzioso di luce e di fuoco.

Il mio spirito è rapito da questa visione misteriosa e bellissima, mentre la Voce soave e dolce del mio Maestro dichiara:

“La luce ha il mio Nome!

Il mio Nome è la Luce!

Io sono la Luce!”

Sì, mio Signore, noi abbiamo bisogno di mantenere le lucerne della nostra fede ben accese. La fede stessa, le lucerne stesse, ci vengono donate unicamente da Te che ci indichi la strada sicura, altrimenti noi cadremo nel buio.

Il tuo Santo Nome è l’unica salvezza per gli uomini di tutti i popoli della terra.

Tu sei la Porta, oltre la quale vi è la Luce per noi.

Non c’è altra via nel mondo per raggiungere la Luce che passare attraverso la Luce.

Durante questa riflessione, la folla cresce ancora, e ora vedo che ha raggiunto una valle immensa, sconfinata, ma ancora nel buio.

Poi, davanti a tutta questa moltitudine, ancora una volta si staglia una Croce immensa, Potente, Gloriosa. E non vedo altro che questa Croce di Luce: tutto il resto all’intorno è annullato dallo splendore di questa Luce... mentre nel cuore sento una voce potente dichiarare:

“Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte!

Il Suo Regno è eterno!”

O Padre mio!

In un lampo improvviso di luce sulla folla, riesco a scorgere per un attimo la moltitudine alla quale mi sento profondamente unita. Non vedo più le lampade accese, ma percepisco, interiormente, che tutti siamo inginocchiati davanti alla maestà di questa Croce!

Pietà, mio Dio! Amen!

E’ l’ESODO, non più verso la terra promessa, ma … verso la “PROMESSA” : la Croce Gloriosa del “CRISTO RISORTO”!

Intanto sulla montagna intorno alla Croce, sono presenti circa 5000 persone!

Inizia la Santa Messa, celebrata dall’ Arcivescovo di Beirut: Sua Eccellenza Monsignor Boulos, Matar dell’ Arcidiocesi Maronita, e con celebrata dal Padre Farid Doumed, responsabile della Parrocchia di Baskinta, che comprende il monte Sannine, sul quale si erge la Croce; dai Superiori della Chiesa Maronita e da molti altri Sacerdoti, non solo libanesi, ma anche provenienti dalla Francia. La Croce pulsa di luci multicolori, che si espandono sulla folla, che ora riempie i prati e più giù i pendii e i sentieri, mentre un faro potente, raggiunge a cerchio i villaggi più lontani, fin sul litorale.

All’ improvviso, sale dal basso una fitta foschia, quasi una nebbia di nubi scure, che sale minacciosa verso la Croce. avvolgendone la base, creando come una voragine, nella quale è saldamente piantata la Croce Luminosa.

C’ è un attimo di apprensione, poiché pare voglia piovere…

Ora lo scenario è impressionante: chi conosce l’ Immagine della Croce Gloriosa, che il Signore donò al mio cuore, per essere la copertina dei libri: “Dalle tenebre alla Luce”, non potè fare a meno di notare l’ analogia con questa immagine, ora viva e reale.

La ceramica con l’ Immagine è là, al centro del muro in pietra che fa da sfondo alla grande Croce, Illuminata ai primi segni del tramonto.

Rimangono impressionati soprattutto Francoise e Jesus Ibanez, che mi diranno in seguito, essere colmi di emozione per aver avuto la Grazia di poter realizzare concretamente, ciò che Gesù, molti anni prima aveva annunciato nel mio cuore: la Croce Gloriosa, il Segno per eccellenza del Cristo Risorto, che viene a squarciare le tenebre del nostro mondo!

La Santa Messa, nel rito Maronita, in arabo-siriaco, è molto solenne, tutto è a maggior Gloria di Dio!

Man mano che la Parola di Dio, i canti e la musica, salgono al cielo, la nebbia come per incanto sparisce, lasciando evidente solo la luminosità e la maestà della grande Croce, sullo sfondo blu del cielo d’ Oriente al tramonto.

“Dalle tenebre alla Luce”!

Poi, al momento ufficiale della Benedizione, scoppia un battimani che ci immerge in una Realtà nuova: La Croce di tutti i Popoli, non è più una cosa, ma ora è VIVA!

Un giorno, Gesù stesso aveva dichiarato nel mio cuore:

“Ricorda! Io sono Vivo, nelle immagini a Me dedicate, quando vengo rappresentato, venerato e adorato con amore!”

La conclusione della Santa Messa è stata una vera esplosione di gioia e di allegria a Gloria di Dio!

Uno stormo di colombe bianche viene liberato come una offerta gradita al Padre, in segno di Pace, di Unità e di Riconoscenza alla Maestà creatrice di Dio!

Esse incominciano a volteggiare dentro e intorno alla Croce, alcune si posano delicate qua e la … sui tralicci bianco-azzurri, mentre dall’alto scendono sulla Croce, i mille colori dei fuochi di artificio, che vanno a fondersi e spegnersi nelle luci multicolori che danzano dentro la Croce…

L’ insieme è un vero incanto, un’atmosfera di Sogno e di Mistero…

Ringrazio ancora una volta il Signore, per il grandissimo Privilegio di essere stata presente e partecipe di un avvenimento, unico al mondo. Un avvenimento che farà la storia, non solo del Libano…

Terminata la Cerimonia, tutto il gruppo di amici libanesi e francesi e… anche io fra loro, siamo invitati al Ristorante, che ci offre, come omaggio per l’ Occasione, importante anche per la ripresa della loro economia, una cena libanese, veramente deliziosa, per continuare la grande Festa!

Questi ultimi giorni, non potrò dimenticarli mai e desidero ringraziare, i Fratelli Francoise e Jesus Ibanez, con il Padre Farid e Odile dell’ Associazione: “Testimoni dell’ Amore e della Speranza”, per questo prezioso invito e per avermi dato questa opportunità; ringrazio tutti gli amici Libanesi, che hanno reso i nostri due soggiorni in Libano, meravigliosi: Marie Joie, Rita, Eduard e Richard e infine i Sacerdoti che hanno accolto il Messaggio di Gesù, nella testimonianza dell’ Opera: “Dalle tenebre alla Luce”. Un grazie particolare, va anche a Olivier e Fabrice che hanno condiviso e continuano a condividere con me i nostri due viaggi in Libano, in ricordi che non si spegneranno mai!

14 settembre 2010

Molto presto, alle 6 del mattino, facciamo una buona colazione, tipica libanese, sulla terrazza all’ ottavo piano della casa di Marie Joie, mentre Beirut apre gli occhi al nuovo giorno.

Il Fratel Maroun, giovane religioso Maronita, figlio privilegiato dalla Vergine Maria sin dalla sua infanzia, con altri amici, sono partiti ancora a notte fonda, dal sud del Libano, oltre la città di Saida (Sidone), di cui si parla nel Vangelo con Tyr (Tiro), per trascorrere il nostro ultimo giorno insieme , di questo secondo viaggio meraviglioso in Libano. Il programma prevede un giorno dedicato ai luoghi dove nacque San Charbel: Beka Kafra, nel nord del Libano e dove trascorse i suoi primi anni di vita, per poi “fuggire”, per entrare per sempre nella vita religiosa e poi eremitica. A Beka Kafra non tornerà più, con il distacco totale ed eroico da tutte le cose terrene, del quale lui, quasi incomprensibilmente, fu capace.

Il caldo, che non è mutato di molto rispetto al mese di agosto, non riposa neppure la notte, ma a quell’ ora, il traffico incredibile di questa città, è ancora contenuto e tutto sommato si respira ancora un po’ bene, anche se… sarà per poco. Ma, noi abbiamo un bel programma che ci permetterà di salire ancora in montagna. In Libano, regione stretta tra mare e montagna, si fa molto presto ad arrivare dal litorale a ben oltre i mille metri.

Per la Santa Messa ci fermiamo al Patriarcato Maronita ed abbiamo l’ opportunità di incontrare e intrattenerci, dopo la Santa Messa, un lungo momento con il Patriarca: Uomo di Dio, semplice e profondo.

Ho la gioia di offrire a lui una Corona rossa, con la Preghiera: “Coroncina dell’ Amore”, che sua Eccellenza, accoglie con riconoscenza, e di ricevere la sua paterna Benedizione.

Poi, su su, fino al villaggio natio di San Charbel, il villaggio abitato, più alto del Libano, arroccato sulla montagna rude e selvaggia, che contribuì senza ombra di dubbio a forgiare il carattere sorprendente di Youssef Machlouf. (vedere 1° parte, 1° viaggio in Libano).

La giornata trascorre con emozione e stupore, per questi luoghi così ricchi di spiritualità e di essenzialità, poco lontano dai grandi “cedri del Libano”, decantati nei Vangeli, che portano riposo e speranza ai nostri cuori.

Dopo il pranzo, torniamo verso Beirut, visitando altri piccoli villaggi e santuari dedicati alla Vergine Maria, così tanto venerata in Libano.

Anche questa sera non riusciamo a lasciarci che a notte inoltrata, anche se domani mattina partiremo molto presto.

Di nuovo la nostalgia ci coglie… quando torneremo?

Solo Dio lo sa! Così sia!

domenica 5 dicembre 2010

Granelli di Senapa - il viaggio in Libano - 2^ parte

“Grani di senapa”
4° numero, seconda parte, dicembre 2010

Al convento di Klifane, oltre al corpo benedetto del Santo, Ni' matullah Al-Hardini, dimora il corpo incorrotto di un altro uomo di Dio: Il Fratel Estéphan (Stefano).

In tutto il Libano vi è ancora una grande atmosfera di festa per un grande e attesissimo avvenimento: la Beatificazione di Frère Estéphan Nehmé avvenuta di recente, il 27 giugno 2010.

Gigantografie della sua figura, con due occhi neri incredibili, e la folta barba nera, appaiono su molti dei più alti edifici, ma... entrando nel suo villaggio natio, tappezzato letteralmente da poster giganti, la bellezza del suo volto, il suo sguardo profondo e intensamente carismatico, mi colpiscono ed entrano direttamente nel mio cuore. Il suo sguardo trasmette autorevolezza e Santità! Un altro grande onore per questa terra benedetta che conserva., come stigmate, le orme reali e umane di nostro Signore Gesù Cristo, segnata ancora oggi da tante sofferenze e ingiustizie, ma scelta da Dio Padre per essere innalzata.

Le Frère Estéphan Nehmé e nato a Lehfed, villaggio della montagna libanese, nel distretto di Biblos (bellissima ed antica città, oggi molto turistica, dove nacque l' alfabeto arabo), nel mese di marzo del 1889, ma anche di lui non si conosce il giorno esatto. E anche lui viene battezzato con il nome di Youssef (Giuseppe). Questo fa pensare alla grande devozione del popolo libanese maronita a San Giuseppe. Orfano a 16 anni Youssef, nell' anno 1905 si ritira nel convento di Klifane come candidato alla vita monastica, adottando il nome di: Estéphan (Stefano). Egli, fin dall' inizio affermerà profeticamente: “Qui sono entrato e qui morirò!” come in effetti avverrà. Nel 1907 egli pronuncerà i voti definitivi e diventerà Religioso dell' Ordine Libanese Maronita.

Si rivelò molto portato per i lavori manuali ed in particolare come falegname e nei lavori dei campi. Fu uomo semplice, costante e robusto.


Fu sempre umilissimo, di retta intenzione e ripeteva c
ontinuamente:

“Dio mi vede”. Per la sua bravura fu richiesto in molti conventi, passando continuamente da uno all'altro. Nel 1938 fece ritorno, purtroppo definitivamente, nel convento di Klifane. Nel mese di agosto, lavorando nei campi, egli si sentì molto affaticato a causa del gran caldo e un colpo di calore lo fece cadere ammalato, poi sopraggiunse una febbre molto alta, ed infine una emorragia cerebrale. Egli morirà il 30 agosto 1938 all' età di soli 49 anni. Fu sepolto nel cimitero del convento di Klifane, ma nel 1951, si potè constatare che le spoglie di Frère Estéphan, erano intatte, conservando un aspetto sublime e venerabile. La nostra amica Marie Joie, ci racconta di avere, con i suoi genitori, visitato più volte, da bambina, negli anni 50-60, il convento e di aver avuto più volte la grazia di poter vedere il suo Corpo intatto. Oggi le sue spoglie sono comprensibilmente conservate in modo più protetto, poiché tutti gli innumerevoli fedeli, vorrebbero portare con sé, qualche reliquia del corpo del Beato. Frère Estéphan Ehmé è stato dichiarato Beato dal nostro Papa Benedetto XVI.

Questa giornata ci riempie totalmente il cuore e lo spirito della meravigliosa Bellezza di nostro Signore Gesù Cristo, incarnata in queste Vite, e manifestata in esse, a sua totale Immagine e Somiglianza!

Gloria a Dio! Alleluia!




Dopo le ore bellissime passate nel fresco delle montagne libanesi, riempiti di stupore per tante meraviglie, a sera scendiamo a Beirut, per incontrarci, come ogni sera per la cena, con tutti gli altri amici: Rita e Richard che solo tardi terminano il loro lavoro e Francoise e Jesus Ibanez che, dall' alba al tramonto, instancabili seguono sul monte Sannine, i tanti lavori intorno alla Croce di tutti i Popoli. Ogni sera è una festa nel condividere le nostre esperienze in un miscuglio di lingue e... qualche parola in Arabo riusciamo pure ad impararla.


13 agosto 2010

Partiamo al mattino per Baskinta, dove il Padre Farid Doumed ci attende per la Santa Messa delle ore 11, nella Chiesa Parrocchiale dedicata alla Sacra Famiglia, alla quale seguirà la testiomonianza dell' Opera del Signore: “Dalle tenebre alla Luce”. Tutto è organizzato in comunione perfetta con la realizzazione della Croce di tutti i Popoli, che ha il suo sito qui, sul monte Sannine, fa
cente parte appunto di questa Parrocchia.

Al nostro arrivo, siamo accolti con calore, anche da molti parrocchiani.

Il rito Maronita si svolge in modo un poco differente dal rito Latino, e siccome la Santa Messa è celebrata in arabo-siriaco, non ci è dato di comprendere molto e partecipare pienamente ai vari momenti della liturgia, tuttavia si percepisce una profonda solennità, soprattutto nei vari momenti della Consacrazione, che si protrae piuttosto a lungo. Prima della benedizione finale, siamo invitati, Olivier e Fabrice, Jesus e Francoise Ibanez ed io, all' ambone per la nostra testimonianza. Io parlo con il mio francese, non certo perfetto, ma comprensibile, imparato a poco a poco, in tutti questi anni con la Grazia del Signore, parlando in tanti luoghi, soprattutto di lingua francese, del mio cammino con Lui. Meditiamo insieme alcune delle innumerevoli immagini della Croce Gloriosa, ricevute in questi anni. La mia sorpresa è sentire la traduzione del Padre Farid in arabo. Gesù aveva detto un giorno: “Non solo i cristiani, ma tutti gli uomini debbono conoscere la m
ia Croce Gloriosa, perchè io verrò per tutti!” e poi ancora aveva detto: “La mia Opera andrà sempre più lontano, sempre più lontano!”

Ma, io non avevo mai immaginato che un giorno la sua Opera potesse essere conosciuta in una lingua tanto particolare come in passato il cirillico, ed ora anche l' arabo. Ma le Vie del Signore non sono le nostre vie...

I fratelli Ibanez, per la loro particolare chiamata, hanno realizzato concretamente ciò che il Cielo annunciava: la Croce Gloriosa di nostro Signore Gesù Cristo! La Croce appunto di tutti i Popoli, che il Padre Farid con i suoi Superiori dell' Ordine, hanno accolto in seno alla Chiesa Maronita, la Chiesa Orientale che è sempre stata unita a Roma, in perfetta armonia e sottomissione al Papa.

Condividendo le nostre esperienze comprendiamo sempre di più come il Signore sia l' Unico, Colui che ha una Parola sola, che non cambia mai, che non tradisce e non illude, ma se noi rispondiamo alla
sua Chiamata, Lui realizza ciò che aveva suscitato nel nostro cuore, donandoci la gioia speciale di realizzare in Lui i Suoi Progetti di Unità e di Pace.

Olivier e Fabrice, testimoniano della loro chiamata ad essere difensori e diffusori delle Meraviglie che nostro Signore opera nel mondo, con la cooperazione della Vergine Maria e di tutti i Santi, lavorando con gioia e costanza alla realizzazione della rivista: “L'Appel du Ciel”. E dal Libano faranno conoscere al mondo, la Realtà della Croce più alta del Mondo.

Condividiamo per il pranzo, tutti insieme, un simpatico spuntino alla libanese, fatto di una grande varietà di assaggini, poi nel tardo
pomeriggio, ci avviamo per visitare in un altro Convento, questa volta, una piccola-grande Santa: Suor Rafka!

La Chiesa Maronita, negli anni a cavallo tra il 1800 e 19oo, ha visto in seno all' Ordine, un vero fiorire di Santità!

Rafka nasce nel 1832 a Himlaya, nelle montagne libanesi, a circa 700 m. di altezza. Questo villaggio fu saccheggiato nel 1860, ma oggi conta un centinaio di famiglie, considerate fra le più attaccate alla loro religione e alle loro tradizioni. Gli abitanti di Himlaya sono molto fieri di aver avuto, originaria del loro villaggio, Santa Rafka. Purtroppo, come per molti altri, non si conosce il giorno esatto della sua nascita, né del suo Battesimo, poiché tutti i documenti furono bruciati durante il saccheggio. Non si conosce neppure molto dell' infanzia di Santa Rafka, ma si sa che è nata in una famiglia molto cattolica e praticante. Il suo nome di Battesimo, era Boutrossièh (Pierina). La madre morì quando lei aveva appena 7 anni e dopo poco tempo suo padre si risposò. Ella, privata tanto presto della dolcezza della presenza materna, viene preparata dal Signore ad una maternità ancor più ricca e profonda.


Gli anni della sua adolescenza saranno duri, ma ella, si rivolgerà sempre di più alla sua Mamma Celeste, la Vergine Maria. I tempi per il Libano diventano sempre più difficili, gli avvenimenti tristi si moltiplicano, si prepara una guerra civile. La sua famiglia, come tutte le famiglie maronite delle montagne libanesi, quelle montagne tanto cantate nella Bibbia, ha questa regola: “Pregare, lavorare, vivere nel timor di Dio”.

La situazione economica precipita e la ragazza non esita a trasferirsi presso una famiglia molto credente di Damasco, come domestica e fu per tutti un “modello di pietà, fedeltà e purezza”; mentre la chiamata di Dio alla vocazione religiosa si faceva sentire sempre di più. Sia da professa che da Suora, Rafka sarà un modello eccezionale di obbedienza e coerenza, anche
quando, ben presto diventerà cieca, dopo aver sofferto atrocemente, fino alla cruenta estrazione sul vivo di un occhio. Più tardi, per una infermità misteriosa, il suo corpo diventerà tutto disarticolato, procurandole dolori atroci e inenarrabili, con la conseguenza che sarà costretta per anni, alla immobilità.

Tuttavia Suor Rafka, animata da un amore ardente per Cristo, soffrì sempre senza lamentarsi, per essere più unita a Lui e partecipare così alla Redenzione del mondo. Pregava continuamente e lavorava al crochet, per non essere mai oziosa. Ella morì il 23 marzo 1914, all' età di 82 anni, nel monastero di San Giuseppe, sul colle di Jrabta.

Pas
sati ormai più di due giorni dalla sua morte, al momento del funerale, il suo corpo non esalava alcun odore putrido ed ella, pareva riposare finalmente in un sonno tranquillo e calmo, la sua figura era risplendente e luminosa. Senza dubbio la piccola Monaca maronita Rafka, è stata una persona grande, che ha segnato il suo secolo e il suo Paese. La stessa vita di Suor Rafka è stata un grande Miracolo, tuttavia molti miracoli sono avvenuti, dopo che persone ammalate, raccolta un po' di terra che ricopriva la sua tomba, impastata con dell'acqua, l'hanno spalmata sulla parte malata o ingerita. La prima persona che beneficiò di una guarigione prodigiosa, per sua intercessione, fu la stessa Madre Superiora del Convento, che amava moltissimo la cara Monaca.
Visitando la sua tomba, le persone ancora oggi, raccolgono la terra e pregano con fede la Santa Monaca.

Dopo l' introduzione della causa di
Beatificazione a Roma, a motivo della seconda guerra mondiale, l' Ordine Maronita, non ha più potuto seguire il processo. Altre numerose cause hanno portato ritardi e, non sarà che il 17 novembre del 1985 che Suor Rafka verrà dichiarata Beata da Giovanni Paolo II. La canonizzazione avrà luogo il 10 giugno 2001 a Roma, ancora Giovanni Paolo II, dichiarerà Suor Rafka: “Santa per la Chiesa Universale”.

Fu un grande onore e una grande gioia per la Chiesa Libanese Maronita e per la sua Patria: il Libano! I pellegrini accorrono numerosi alla sua tomba, costantemente ogni giorno. Ho provato tanta tenerezza nel visitare il Monastero e la tomba di questa grande Martire Libanese.

Questi giorni sono stati per m
e ricchi di Grazie dal Cielo e di innumerevoli gioie terrene, dai nostri amici Libanesi.

Il Libano è una sorpresa continua e inesauribile!

14 agosto 2010

Oggi, è il nostro ultimo giorno in Libano. Già di buon mattino, il caldo torrido è ancora più torrido, unico elemento difficile e un po' pesante per la verità, in un viaggio-pellegrinaggio meraviglioso.

A metà mattino abbiamo un appuntamento con il Frère Nour supervisore generale di Tele Lumier, emittente religiosa libanese. Entriamo in un edificio abbastanza moderno e all' interno elegante e curato. Ma eravamo di certo impreparati a questo' inc
ontro. Ci apre la porta un uomo dall' aspetto sorprendente: a piedi nudi sul pavimento, egli indossa una specie di saio in iuta color sabbia, solo legato in vita da un cordone. Il volto magro, la folta barba bianca, due occhi azzurri profondi e dolcissimi. Il suo sguardo rivela immediatamente una intelligenza spiccata.

Ci accoglie nel suo studio, ordinato ed essenziale e … lui, ascolta.

Olivier e Fabrice presentano il loro giornale, poi io, testimonio della mia esperienza con il Signore e offro a Fratel Nour, una copia dei libri in Francese. Egli accoglie tutto con un sorriso. Rimango affascinata da questo uomo dall' aspetto ascetico, e provo la profonda impressione di trovarmi di fronte ad un altro Charle de Foucol o ad un nuovo Gandi. Uscii colma di sorpresa e ancor di più quando Marie Joie, mi raccontò che il Frère Nour, noto professore, insegnò nelle
più importanti università. Vestiva in modo elegantissimo e sempre impeccabile. Ma un giorno fece un incontro straordinario con Dio. Da quel giorno regalò gli abiti eleganti e tutto ciò che aveva ai poveri, indossò il solo saio e incominciò a camminare fra la gente, a salire sugli autobus per evangelizzare in tutti gli angoli di Beirut, devastata ancora dalla guerra degli anni 70.

Fu chiamato poi a Tele Lumier per estendere la sua evangelizzazione non solo in Libano, ma anche più lontano. Porto nel cuore questo incontro edificante e pacificante.

Nel tardo pomeriggio ci avviamo alla Chiesadi Notre dame des Anges di Beirut, dove è stato organizzato un altro incontro-testimonianza, che si terrà dopo la Santa Messa prefestiva.
Rimaniamo piacevolmente sorpresi quando, raggiunta la Chiesa Francescana, vediamo affissi davanti ai cancelli e poi sul portale della Chiesa, dei grandi poster della Croce Gloriosa, con l' annuncio dell' incontro in Arabo.

Ancora una volta mi emoziono per la fedeltà del mio Gesù! Un parrocchiano che aveva già letto tutti i libri dell' Opera “Dalle tenebre alla Luce” in Francese, dal titolo: “Je suis la Rèsurrection et la Vie”, aveva preparato i poster e la “Coroncina dell' Amore” traducendola in Arabo per tutti i partecipanti. Naturalmente noi non comprendiamo una parola, ma... Gloria a Dio! La mia breve testimonianza è stata tradotta in Arabo dal Padre Charles (Carlo). E' bello sapere che ciò che Gesù annunciò al mio cuore, nonostante la mia povertà, si sta realizzando in maniera sempre più sorprendente e a mia insaputa.

Lo Spirito Santo è sempre novità di Vita! Alleluia!

Concludiamo con una ottima e abbondante cena alla libanese, a casa di una famiglia di parrocchiani, che ci invitò a nostra sorpresa, e ancora una volta l'ospitalità è squisita.

Domani partiremo presto per raggiungere l' Aeroporto e tornare in Italia, ma questa sera è impossibile andare a letto presto.
Tutti insieme per la cena, abbiamo ancora tante cose da condividere e già, la nostalgia ci coglie tutti nel cuore e pensiamo: chissà quando ci rivedremo? Non sappiamo e concludiamo con una preghiera:


“Sia fatta la Volontà di Dio!”
Il tempo è volato..., come sempre quando amiamo e ci sentiamo amati!

Il racconto del nostro primo viaggio in Libano termina qui, ed è stato bello condividere un po', con voi lettori, di questa meravigliosa esperienza.

Un altro “granello di senapa” è stato gettato... un po' più lontano, come Gesù desidera!

Appena possibile saranno inserite delle fotografie dei luoghi visitati, e poi.... continuerà con “Grani di senapa” numero 5 – 2° viaggio in Libano...